Che i peccati non fossero solo tre (bestemmiare, uccidere, rubare) lo si sapeva già da un po’, almeno dal 1200 avanti Cristo. E che il tempo, che tutto lava, tutto muta e tutto trasforma, avesse impresso la propria impronta anche in questo campo sinceramente ce l’aspettavamo e lo avevamo perfino preannunciato qualche tempo fa.
Ma cosa è cambiato? È cambiato prima di tutto il senso del peccato! E poi sono cambiati, sembra, anche peccati! Sembra strano, ma leggendo il giornale in questa settimana, sembra proprio che sia vero. L’occasione per gridare allo scoop è stata data dall’annuale incontro di formazione per circa 750 presbiteri di recente ordinazione, che si accingono a dare inizio alla loro missione pastorale e ad esercitare, in particolare, le loro funzioni di ministri della Riconciliazione. Ad organizzare il tutto e la penitenzieria apostolica, quella che i giornali definiscono “il ministero del foro interno” del Vaticano. Un’ occasione da non perdere dunque.
Di nuovo in realtà non c’è molto, ma ha colpito in risalto dato all’appuntamento e perché in diversi hanno intitolato con toni allarmistici l’introduzione di nuovi peccati da parte della Chiesa, tanto che “la fecondazione assistita è diventato un peccato, rea di rientrare tra gli atteggiamenti peccaminosi nei riguardi individuali e sociali”. Perché, prima di questo corso, non lo era ? Era solo un quesito referendario? E quali altri nuovi peccati sono entrati a turbare la coscienza in ogni poveri pellegrini in questa valle di lacrime? Ecco, quindi, tutti i cronisti tremanti a pendere dalle labbra di Mons. Gianfranco Girotti, reggente del citato dicastero vaticano. Nel nuovo elenco tante le novità sbandierate: la manipolazione genetica e gli esperimenti scientifici moralmente discutibili; l’arrecare danni all’ambiente con atti di inquinamento sociale. Ma attenzione, però, perché rientrano nella top ten anche le frodi, la corruzione, l’evasione fiscale, lo spaccio e l’uso della droga, provocare ingiustizie e povertà o accumuli eccessivi di ricchezze mentre si ricoprono responsabilità politiche.
Sorridendo sotto i baffi qualche provincialotto potrebbe a questo punto pensare ai peccatori in pectore (sono sempre gli altri) di casa nostra “scomunicati” dal Vaticano con questo nuovo atto. Ma la Chiesa è universale, parla tutti gli uomini di buona volontà, a tutti coloro che un giorno di fronte alla loro coscienza valuteranno le loro azioni come peccaminose, perché compiute come piena avvertenza e deliberato consenso. Immagino anche qualche cavilloso penitente che appellandosi alla non retroattività della condanna dichiarerà: ma quando io ho compiuto quell’azione non sapevo che fosse peccato perché ancora non era stato pubblicato sui giornali. In questo caso la Chiesa attraverso mons. Girotti parla anche alla legione dei novelli confessori che vanno ad affrontare nella trincea del confessionale l’esercito del principe di questo mondo che pecca nel Belpaese. Ma quale esercito? Secondo una ricerca dell’Università Cattolica solo il 40% dei cattolici si confessa.Ma quale confessionale? L’unico preferito sembra essere quello del grande fratello, più che quello del Padre buono e misericordioso. «È impressionante oggi il fenomeno della indifferenza che esiste nei confronti della confessione – osserva il vescovo Girotti -. Attualmente nella Chiesa la posizione di questo sacramento non è delle migliori né sul piano della pratica né su quello della comprensione, mentre, tra i fedeli, si va affievolendo la coscienza del peccato». E senza coscienza di peccato anche bestemmiare, rubare e uccidere non sarà più tale. Che peccato!
Tonio Rollo