Riflessioni a Confronto

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Tavola Rotonda

Ebraismo e Cristianesimo. Dall’Antigiudaismo al dialogo tra le fedi

  25 gennaio 2013 – presso l’Auditorium della Provincia di Lecce: 

I ragazzi del Liceo “G. Palmieri”

 

 

Veronica Caramuscio  e Sara Liaci (V C), aprono la riflessione citando Don Alessandro Saponaro:

Dio vuole entrare nel mondo attraverso l’Uomo

e abita dove lo si lascia entrare”.

 

 

Elisa Carabotto (V C), citando  il professor Biagini, “Gli Ebrei sono stati da sempre perseguitati dal Cristianesimo, perché ritenuti colpevoli di Deicidio. Pertanto nell’iconografia cristiana venivano spesso associati alla figura del demonio che, nell’immaginario comune,  era visto come un essere dotato di sembianze e zampe caprine, munito di coda, emanante odore di zolfo e causa di molti mali quali la peste”.

 

 

Milo Gaia (V C): ”Nella storia gli Ebrei, pur accettati nei Paesi Arabi, sono stati cacciati dai paesi Europei e da quelli dell’Est. Costretti a vivere nei ghetti prima, deportati nei campi di sterminio poi. Quello che è stato fatto agli Ebrei è stato veramente crudele; nei campi di concentramento c’erano bambini, donne, uomini, giovani, anziani, che non avevano fatto niente di male a nessuno. Ma con quale diritto l’uomo può fare questo ad un altro uomo?”.

 

 

Francesca Manca (V C): “Quello che personalmente mi ha colpito di più è stato pensare al fatto che nei campi di sterminio ci fossero ragazzi della mia età, se non più giovani”.

 

 

Licia Stomeo (V C): “Oggi un bambino piange per poter avere un iPhone, settant’anni fa i bambini Ebrei piangevano per poter tornare a casa, avere carezze e amore, avere un padre ed una madre, poter essere liberi di giocare di nuovo”.

 

 

Elena Galluccio (I B), citando Don Raffele Leopizzi: “Il dialogo tra Ebraismo e Cristianesimo, è senz’altro possibile poiché il legame che esiste fra le due religioni è indissolubile, essendo gli Ebrei ‘i nostri fratelli maggiori’ (Giovanni Paolo II).

Don Leopizzi sottolinea che i religiosi animati da grande fede non esitano a raccogliersi in preghiera davanti ai pericoli, a porre fiducia nel proprio Dio e a comportarsi come una grande famiglia, perché tutti figli di un unico Dio”.

 

 

Annalisa Vetrugno (I B): “Di grande intensità emotiva, per quanto mi riguarda, è stato l’intervento della nostra Preside Loredana Di Cuonzo, che con fermezza e allo stesso tempo con grande passione ci ha riportato a quel terribile periodo vissuto da questo popolo a causa delle leggi razziali e al disumano Olocausto; ha ricordato, ad esempio, dei capelli delle donne che venivano tagliati per fabbricare stivali di feltro per i soldati, o delle ventimila persone (quanto la popolazione di una città come Gallipoli) che venivano trasformate in fumo nero ogni giorno”.

 

 

Federica de Carolis (V C): “Mentre ascoltavo, riflettevo sul fatto che noi ragazzi davvero non ci rendiamo conto delle varie situazioni della vita e che ci dovremmo invece interessare di più ai problemi che ci circondano. Inoltre, queste Tavole Rotonde sono importanti affinché l’umanità non dimentichi”.

 

 

Elena Barone (V C), citando la Preside: “Voi giovani dovete  riprendere il ‘volante’ della vita che sembra perso, e venire fuori da quel senso di ‘ubriachezza’ che oggi pervade tutti. Il futuro siete voi ragazzi e il confronto, ora più che mai, è fondamentale per riconoscere gli sbagli e non ripeterli”.

 

 

Lorenzo Papa (V C): “Ho apprezzato la bellezza del discorso di Don Alessandro, il quale ha messo in evidenza l’importanza e dell’accoglienza dell’altro come diverso, poiché tutti siamo DIVERSI”.

 

 

Jacopo Torre (I B): “Celebrare la Giornata della Memoria è ricordare come la vita di un uomo possa essere distrutta o segnata da un altro uomo, come la Cattiveria possa farsi uomo, come il rifiuto dell’Altro possa entrare nella vita di tutti i giorni, e l’Altro possa essere rappresentato dall’Ebreo, dal Rom, dall’Omosessuale, dal Malato, o più semplicemente dal Panettiere, dal Salumiere, dal Compagno di Banco…”.

 

 

Elisabetta Taurino (V C): “Ricordare è necessario per non seppellire il ricordo di ciò che è stato, e che, nonostante tutto, fa parte della storia”.

 

PER CONCLUDERE…

 

Incontro… due parole in una… andare in contro a qualcuno… cosa significa?

Se me lo chiedessero risponderei: andare contro qualcuno per entrargli dentro: fondersi con l’altro accettandone le diversità. E forse era proprio questo l’obiettivo di venerdì. Incontrare la religione ebraica, comprenderla, accettarne le peculiarità, riconoscerne le affinità. Quello che più mi ha colpito dell’incontro è stato come, sia il professore Biagini che Don Leopizzi, sostenessero l’esigenza di far entrare la religione ebraica e quella cattolica in comunione l’una con l’altra, senza per questo annullarsi a vicenda, senza rinunciare alle proprie differenze anzi, facendone strumento di ricchezza. Un intervento che mi ha particolarmente colpito è stato quello della Preside, che ha definito l’opera di Primo Levi “Se questo è un uomo” la Bibbia Laica. Quest’affermazione mi ha fatto riflettere molto… Il Professore Biagini sosteneva soprattutto che la questione degli ebrei fosse un problema dei cristiani. Io non sono d’accordo: quello che è successo nei campi di concentramento riguarda l’uomo… ogni uomo che tutte le mattine si alza, si veste e vive. Se questa macchina distruttrice è riuscita a far ciò che ha fatto, il problema non è dei cristiani, degli Italiani o degli Ariani. Il problema è mio, che sono qui a scrivere la mia opinione, è tuo che stai leggendo e che dopo forse avrai già dimenticato queste parole, è di ogni Uomo che si ritiene tale”.

 

Giulia Vantaggiato (I B)

ED OGGI?

 

“Siria, Armenia, Kashmir:

Conflitti di second’ordine oppure Olocausti Moderni?”

  Davide Muci (I B)

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