Coltivare il merito, coltivare la fede

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Seminario del Centro Studi per la Scuola Cattolica

“Valorizzare il merito degli insegnanti di scuola cattolica” – Roma, sabato 5 maggio 2012

Introduzione ai lavori del Seminario

Coltivare il merito, coltivare la fede

Don Maurizio Viviani

Presidente del Centro Studi per la scuola cattolica

Direttore dell’Ufficio Nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della CEI

 

 

«L’Anno della fede potrà essere un’occasione per prestare un’attenzione maggiore alle Scuole cattoliche, luoghi adeguati per offrire agli alunni una testimonianza viva del Signore e per coltivare la loro fede»[1].

Fa indubbiamente piacere che la Scuola Cattolica sia menzionata nella recente Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede, che precisa una serie di attenzioni pastorali (nell’ordine: a livello di Chiesa universale, a livello di Conferenze Episcopali, a livello diocesano, a livello di parrocchie / comunità / associazioni / movimenti), per incrementare l’efficacia dell’Anno della fede (esso avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II e terminerà nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, il 24 novembre 2013). Parimenti, ci fa piacere che in essa venga riconosciuto il valore della Scuola cattolica, e che della stessa venga ricordato il compito di maturazione alla fede e nella fede, contribuendo così, all’interno  delle Diocesi, alla crescita della  presenza cristiana nel mondo della scuola.

Vorrei riprendere l’espressione che ritengo centrale: le Scuole cattoliche sono «luoghi adeguati per offrire agli alunni una testimonianza viva del Signore e per coltivare la loro fede». Due sono i verbi utilizzati: “offrire” e “coltivare”.

Il primo, “offrire”. Il significato del verbo è noto: mettere qualcosa di utile o gradito a disposizione di qualcuno. Nell’orizzonte della rivelazione cristiana, il verbo “offrire” viene in diverse occasioni utilizzato per esprimere quanto Dio Padre ha fatto, nella «pienezza dei tempi» (Gal 4,4), nel Figlio grazie al dono dello Spirito: offrire la vita a tutti gli uomini (cfr Gv 10,10). Tale offerta, pienamente disponibile e libera, è stata donata una volta per tutte alla Chiesa e al mondo. Quanti abitano nella Chiesa hanno il compito della testimonianza viva, che è la forma più alta di evangelizzazione, in quanto rende disponibile e visibile il dono prezioso della fede, in una forma storicamente incarnata. Tale testimonianza può diventare una feconda opportunità anche nella Scuola cattolica, per aiutare gli insegnanti, gli alunni e con loro i genitori, a crescere armonicamente secondo un “progetto di vita cristiano”, che motiva, sostanzia, innerva e contraddistingue la Scuola cattolica.

Il secondo, “coltivare”. Deriva dal verbo col?re. La coltivazione dei campi esigeva cure continue e attente, per cui in una società di agricoltori come quella della Roma delle origini, fu facile estendere l’uso del verbo col?re a tutte le attività e situazioni che richiedevano un’assidua cura. E il sostantivo cultus (tratto dal participio passato del verbo) venne a indicare non solo il coltivare, il far crescere, ma anche la “cura in generale per qualcosa” e, in senso specifico, tanto il servizio religioso verso gli dei (quello cioè che tuttora chiamiamo culto), quanto la coltivazione degli esseri umani, in particolare dei giovani, cioè la loro educazione. Da quest’ultima accezione proviene il valore di “cultura” nel suo senso moderno più generale: il complesso di conoscenze, tradizioni e saperi.

La coltivazione dei campi, la coltivazione della cultura (o del sapere), la coltivazione della fede, seguono, per diversi aspetti, la stessa logica. Per il loro sviluppo, hanno bisogno di continue attenzioni e di competenze specifiche da parte dei soggetti implicati. Si nutrono di speranza.

La Nota parla di “coltivare la fede” nella Scuola cattolica che, proprio perché  “scuola” e “cattolica”, «ha il compito di sviluppare una proposta pedagogica e culturale di qualità, radicata nei valori educativi ispirati al Vangelo»[2]. Tale nobile compito passa innanzitutto attraverso una proposta culturale, pedagogica di alto profilo, insieme ad una proposta esplicita di coltivazione della fede.

Il “coltivare la fede” si declina in forme diverse: si va dalle più esplicite e visibili, a quelle più nascoste e talvolta non immediatamente riconoscibili. E passa soprattutto attraverso la professionalità, l’abilità pedagogica e didattica, la testimonianza, la sapiente guida di Dirigenti, insegnanti e personale A.T.A. (in riferimento al Progetto educativo di ciascuna scuola in cui vengono documentate sia le finalità educative, sia l’ispirazione cristiana e cattolica). Le modalità non sono poche, e l’arcipelago delle esperienze presenti nelle scuole cattoliche in Italia ne lascia trasparire la ricchezza, l’ampiezza e, in diversi casi, la profondità e l’efficacia. Una modalità assai preziosa – forse la modalità principe – riguarda la competenza professionale.

L’esperienza, infatti, insegna che è l’insegnante ad avere uno spazio di azione privilegiato per coltivare sia la cultura / il sapere, sia la fede. Non si intende caricare di troppe responsabilità il suo ruolo, che già soffre per i motivi che tutti conosciamo, ma soltanto ribadire il compito  di “educazione nella fede” dell’insegnante. Esso si declina nella forma testimoniale della propria professione, che non si esaurisce al suono della campana che decreta la fine delle lezioni. L’insegnante educa nella fede tramite la propria personalità e la propria professionalità. È un servizio che egli rende alle giovani generazioni attraverso lo studio, l’aggiornamento, il rigore scientifico, la  riflessione, la curiositas, la spiegazione pertinente e competente, il dialogo con gli alunni e la considerazione delle loro problematiche esistenziali e, infine, l’attenzione ai loro genitori.

A riguardo di questi ultimi, non va dimenticato che essi, nell’età scolare dei loro figli, sono ancora permeabili e generalmente disponibili a rimettersi in gioco nella ricerca della fede. E la ricerca è un “preambolo della fede”, come ci ricorda Papa Benedetto XVI: «non possiamo dimenticare che nel nostro contesto culturale tante persone, pur non riconoscendo in sé il dono della fede, sono comunque in una sincera ricerca del senso ultimo e della verità definitiva sulla loro esistenza e sul mondo. Questa ricerca è un autentico “preambolo” alla fede, perché muove le persone sulla strada che conduce al mistero di Dio»[3].

Il compito della “testimonianza viva del Signore” vale per tutti i soggetti presenti nella Scuola cattolica. Le modalità si diversificano a seconda del ruolo, dell’indole, dell’esperienza, delle abilità e delle competenze. Poter declinare la proposta educativa, condivisa nel Progetto educativo, in una modalità appassionata, originale, secondo le possibilità suggerite e alimentate dal dono dello Spirito, è una  grande ricchezza.  Le Scuole cattoliche, pertanto, diventano luoghi di eccellenza pure nella trasmissione della fede. Anche questo può diventare un elemento di merito che va valorizzato e fatto conoscere.

I Documenti citati sottolineano nel loro insieme che la Scuola cattolica non esaurisce il proprio compito con l’aumentare  l’apprendimento delle conoscenze e delle competenze, ed esige un surplus testimoniale. Ciò si può rivelare un’occasione propizia per la crescita della fede, nella duplice forma di educazione “alla” fede e di educazione “nella” fede. Sono due forme complementari. L’una, diretta alla crescita della fede. L’altra, indiretta, di crescita umana e spirituale in riferimento alla fede cristiana, partendo proprio dalla centralità di Gesù Cristo.

Auguro un buon lavoro a tutti, con la speranza che il Seminario di studio di oggi offra ulteriori spunti e idee sia per migliorare il servizio offerto dalle Scuole cattoliche, sia per valorizzare la testimonianza del “luogo della fede” che è la Scuola cattolica.

 


[1] Subito dopo, la Nota precisa l’opportunità di utilizzare degli strumenti e dei testi: «con un opportuno riferimento all’utilizzo di buoni strumenti catechistici, come, ad esempio, il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica o come Youcat»; Congregazione per la Dottrina della Fede, Nota con indicazioni pastorali per l’Anno della fede, 6 gennaio 2012, III,10.

[2]Conferenza Episcopale Italiana, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, 48.

[3]              Lettera Apostolica in forma di Motu proprio Porta Fidei del Sommo Pontefice Benedetto XVI con la quale si indice l’Anno della Fede, 10.